Ho viaggiato in Mali nel dicembre del 1999 con il Gruppo Scipioni di Avventure nel Mondo.
E' uno dei viaggi in Africa che ho amato di più, per l'incontro con i coloratissimi popoli che abitano il Sahel, le incredibili città e moschee costruiti con il fango, la vita lungo il fiume Niger.
Ex colonia francese, il Mali ottenne l'indipendenza negli anni sessanta.
Ha circa 9 milioni di abitanti ed è uno dei cinque paesi africani più poveri.
La prospettiva di vita è molto bassa, mentre il tasso di analfabetismo è altissimo.
A causa delle difficoltà economiche molti maliani emigrano stagionalmente negli stati confinanti, altri lasciano il Paese definitivamente.
Il territorio è caratterizzato da tre regioni: il deserto del Sahara a nord, la zona semidesertica del Sahel al centro e la fascia sudanese a sud del Niger, caratterizzata da alcuni rilievi tra cui la Falesia di Bandiagara.
Per questo viaggio abbiamo utilizzato un pulmino da 20 posti.
La situazione delle strade nel 1999 era in via di miglioramento, anche se i tratti asfaltati e in buone condizioni erano veramente pochi.
Abbiamo spesso utilizzato la tenda, che è indispensabile durante il trekking nei villaggi Dogon.
POPOLI
In Africa occidentale convive un grande numero di popoli, con le proprie tradizioni culturali e il proprio dialetto.
I Bambara costituiscono circa il 25% della popolazione del Mali e controllano il governo del paese. Risiedono intorno a Bamako e Segou e sono per lo più agricoltori. Le donne indossano i boubou.
I Peul o Fulani vivono in tutti i paesi dell'Africa occidentale. Sono un popolo antico, forse proveniente dall'Egitto, che nei secoli si è mescolato con altre etnie. Sono sedentari o seminomadi, dediti all'agricoltura e alla pastorizia. Le donne sono famose per gli enormi orecchini kwotenay kanye, in oro a 14 karati.
I Dogon sono solo 300 000, ma sono molto conosciuti per le loro particolari tradizioni. Vivono concentrati in poveri villaggi sulla Falesia di Bandiagara. Non hanno mutato stile di vita per secoli, ma gli influssi dell'occidente e la conversione all'islam stanno inevitabilmente modificando la loro cultura.
I Tuareg sono facilmente riconoscibili per i turbanti blu che lasciano scoperti solo gli occhi, per i gioielli in argento e per l'uso dei dromedari. La siccità li sta costringendo ad una vita più sedentaria e stanno perdendo l'antico spirito guerriero.
CENTRI ABITATI
Bamako è un immenso mercato, in cui si vende di tutto.
Le moto e le macchine sbucano e saettano tra la folla, rischiando di travolgere il turista con il naso per aria, intento a fotografare la miriade di colori e le scenette che gli si parano davanti.
Nella Maison des Artisans sono in vendita tutti i souvenir possibili, a prezzi trattabili.
Noi siamo arrivati nella capitale proprio alla fine del Ramadan, quando cominciano i tre giorni di feste sfrenate. I negozi erano quasi tutti chiusi, ma è stato incredibile vivere l'atmosfera festosa e vedere i maliani tirati a festa con i loro abiti migliori, mentre festeggiavano ballando fuori da un bar o prendendo un caffè con croissant nella migliore pasticceria della città.
Djenné è una città bellissima, che si raggiunge traghettando il fiume Bani.
Numerose guide si offrono di accompagnare i turisti a visitare le sue case in mattoni di fango, le case del corano e l'elegante moschea in stile sudanese.
Merita una visita di una giornata, soprattutto il lunedì quando il piazzale di fronte alla moschea si trasforma in un mercato coloratissimo, dove è facile vedere le donne fulani, con i loro enormi orecchini d'oro.
Nei pressi di Djennè si trovano infatti alcuni villaggi di Fulani, dominati dalla consueta moschea in adobe.
Mopti è il più animato porto sul Niger. Nella stagione delle piogge è circondata da paludi, nella stagione secca le paludi non ci sono, ma le zanzare sono comunque numerose e voraci.
Il porto è animatissimo, sia per le pinasse e i battelli che navigano sul Niger, sia per il grande mercato.
C'è anche un numero notevole di negozi di artigianato, segno che parecchi turisti passano di lì, oltre all'immancabile moschea in stile sudanese.
Hombori è un villaggio sulla strada che collega Mopti e Gao.
A pochi chilometri da Hombori si trovano un'enorme formazione rocciosa chiamata Hombori Tondo e la Main de Fatma, un picco roccioso che attira scalatori anche dall'Europa.
Inoltre vi convergono i tuareg per il mercato, che si forma pigramente a partire dalle otto del mattino.
Da un lato della strada c'è il mercato "generale", dove si vendono strani cibi, i tessuti blu e azzurri da annodare intorno alla testa le croci tuareg in argento e le famose teiere blu per il tè alla menta. Dall'altro lato della strada c'è il mercato del bestiame, dove gli uomini, alcuni bardati con tanto di spada in cintura, trattano la compravendita di capre, bufali e dromedari.
TREKKING
Il trekking nei villaggi Dogon era lo scopo principale di questo viaggio e costituisce un'esperienza eccezionale.
I Dogon vivono lungo la Falesia di Bandiagara, che si estende per 135 km da Douentza a Bankass.
I villaggi un tempo arroccati sulla falesia, per difesa dalle incursioni dei bellicosi Bambara e dei Peul, oggi si estendono sul terreno pianeggiante.
I nemici dei Dogon infatti non sono più le popolazioni vicine, ma la siccità e i mutamenti culturali, accellerati dalle conversioni all'Islam, dalla costruzione delle strade e dai contatti con i turisti.
Rimane tuttavia, in alcuni villaggi, l'usanza di utilizzare ancora i granai costruiti sulla falesia, a volte talmente arroccati in posizioni impossibili, che sembra debbano cadere da un momento all'altro.
Nei villaggi si alternano case con i tetti di paglia ai granai con le famose porte intagliate.
Ogni villaggio ha una sua caratteristica, che lo differenzia dagli altri: a Kani-Kombolè c'è una bella e imponente moschea in stile sudanese; il togu na di Ende ha le colonne intagliate con simboli femminili e di fertilità; a Yabatalu abbiamo visto la casa dell'ogon, una sorta di saggio e stregone; a Nombori c'era un piccolo e vivace mercato, dove si vendeva anche la birra di miglio; a Tireli abbiamo assistito alle danze dogon; ad Amani c'è una pozza dove vivono tre coccodrilli sacri, a cui gli abitanti fanno sacrifici; a Banani c'erano tantissimi venditori di souvenir e quasi tutti i membri del gruppo hanno comprato una porta dogon!
Al centro di ogni villaggio dogon si trova il togu na, una sorta di tettoia riservata agli uomini, che vi si riuniscono per discutere le questioni comuni.
I togu na sono molto bassi per obbligare tutti a chinarsi per entrare e a restare seduto: in questo modo tutti gli uomini sono allo stesso livello e nessuna "troneggia" sugli altri.
Alcuni togu na sono molto semplici, altri hanno colonne intagliate con gli elementi tipici dell'iconografia dogon.
I Dogon ritengono che le anime dei morti si "incarnino" in una maschera.
Le maschere sono veramente belle e imponenti e vengono utilizzate per riti e danze.
Il modo migliore per incontrare i Dogon è il trekking, considerando il fatto che le strade raggiungono solo alcuni grandi villaggi, come Bandiagara e Sangha.
Noi eravamo accompagnati da una guida, che si occupava anche di gestire i carretti e i portatori.
Il trekking non richiede particolari doti fisiche, considerando che il bagaglio e i viveri li porta qualcun altro, ma certo occorrono spirito di adattamento e buone scarpe.
Il terreno è pianeggiante, ma spesso sabbioso; si cammina la mattina fino a mezzogiorno e il pomeriggio dalle tre alle cinque.
Si sale o si scende la Falesia in canaloni scavati dall'acqua nel corso dei secoli, lastricati di enormi pietroni.
Il paesaggio è abbastanza vario: sotto la falesia domina la savana arbustiva, con erba di uno strano colore giallastro e alberi, soprattutto baobab.
Sulla falesia si alternano rocce e picchi a campi di cipolle, con il loro verde intenso.
Dovunque si vedono persone che lavorano la terra, donne che battono le arachidi o portano pesanti bacinelle di acqua sulla testa, carretti che trasportano merci e materiali, uomini che fabbricano mattoni di fango, pastori con i loro greggi, bambini che ti danno la mano e ti seguono per un tratto chiedendo penne e caramelle.
Il caldo è notevole nel primo pomeriggio, ma l'aria è molto secca; i villaggi poi sono attrezzati con scorte notevoli di bibite e birre, la cui temperatura varia tra i 35° e i 15°, a seconda della sfortuna o fortuna di cui si gode.
La notte dormivamo nelle nostre tende, di solito montate sui tetti o nel cortile del campement.
Ci si deve lavare con un mezzo secchio d'acqua, che da quelle parti è un bene prezioso e ovviamente le latrine dogon sono un concetto molto lontano dai nostri gabinetti.
Ci siamo portati le scorte di viveri dall'Italia e abbiamo comprato molte bottiglie di acqua a Bamako.
Del resto non è possibile arrivare in 19 affamati come lupi in un villaggio dogon, senza portarsi dietro del cibo.
Si rischia di far fuori tutti i polli del villaggio in una volta sola!
NIGER
Sul Fiume Niger si naviga in pinasse, sia per trasportare le merci che per trasportare passeggeri.
Se ne vedono tantissime nel porto di Mopti.
Noi abbiamo trascorso una stupenda giornata in pinasse lungo il Niger, coprendo in 10 ore il tratto da Konna a Mopti, ma è possibile organizzare un'escursione di più giorni.
Di solito viene utilizzato questo mezzo per raggiungere Timbouctou in circa tre giorni di navigazione, dormendo lungo le rive del fiume in tenda.
La nostra pinasse era decisamente lussuosa, con sedili coperti da cuscini e una tettoia che ci riparava dal sole.
Lungo il fiume si incontrano diversi villaggi, tutti con la loro moschea in stile sudanese e le case in mattoni di fango.
Le donne, meno abituate ai turisti, si lasciano fotografare senza chiedere niente in cambio e si divertono a guardare dentro le macchine fotografiche dei turisti.
A Kotaka abbiamo anche potuto visitare l'interno di una moschea costruita nel consueto stile sudanese, cosa che non è possibile fare a Djenné o a Mopti, dove ai turisti è severamente proibito l'ingresso ai luoghi di culto.
Lungo il fiume si incontrano numerose piroghe di pescatori bozo, che gettano le reti, o gruppi di donne che lavano i panni nelle acque giallastre del fiume.
Se si è fortunati come noi, può anche capitare di vedere il passaggio delle mandrie di bovini da una riva all'altra in un punto in cui le acque del fiume non superano il metro di profondità: uno spettacolo!
Oppure può capitare di vedere due ippopotami solitari, che dopo essersi fatti gentilmente fotografare si immergono nel fiume e spariscono nel nulla.
Conviene portarsi qualcosa da mangiare, perchè nei villaggi si rischia di non trovare nulla.
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