Ho visitato la PNG nell'agosto 1999 con il gruppo Caruso. I gruppi che partono in agosto hanno la fortuna di poter assistere all'imperdibile Mt Hagen Show.
La Papua Nuova Guinea è un paese pieno di contrasti. Il territorio spazia dalla prateria alla foresta pluviale, dalle paludi alle vette delle Highlands. L'ostilità di questa terra ha determinato la nascita di comunità isolate, che parlano più di 700 diversi dialetti e hanno sviluppato innumerevoli e differenti forme di arte primitiva.
La colonizzazione qui non c'è mai veramente stata e la popolazione è prevalentemente di colore. Pur essendo ricca di risorse naturali, la PNG dipende largamente dai finanziamenti stranieri, specialmente Australiani e Giapponesi.
Uno dei problemi principali della PNG sono gli spostamenti: non ci sono strade e le poche esistenti sono pericolose. L'aereo è quindi il principale mezzo di trasporto per raggiungere le città e la barca quello per raggiungere le isolette vicino alla costa. Non essendo un paese "turistico" mancano ovviamente strutture e comodità ed è consigliabile portarsi la tenda, soprattutto se si intende esplorare la zona del Sepik e fare un trekking nelle Highlands Occidentali.
PORT MORESBY
Port Moresby, capitale della PNG, è una metropoli con tanto di grattacieli e Palazzo del Parlamento, una rivisitazione in chiave moderna della Haus Tambaran.
Moresby attira ogni anno numerosi giovani in cerca di fortuna; la maggior parte di essi però non riesce nemmeno a trovare lavoro e vive in condizioni precarie nelle baracche alla periferia della città.
Questo fenomeno si è tradotto in un livello molto alto di criminalità, che scoraggia la visita e il soggiorno nella capitale.
Non è facile descrivere l'atmosfera che si avverte appena atterrati all'aeroporto di Moresby.
Ci si sente un po' prigionieri, nel senso che non si è liberi di girare liberamente o di uscire dalla hall dell'aeroporto, per paura di essere rapinati. Appena arrivati (ero la cassiera), mentre il capogruppo cercava di prenotare un hotel per telefono, ho cambiato un po' di dollari nel bureau de change per la cassa comune.Ho avuto un momento di sconcerto, quando mi sono ritrovata con una quantità enorme di Kina consumate in mano.
Stavo cercando di decidere come distribuirle tra i miei compagni, quando una delle numerose guardie ci ha avvisato, con tono cospiratorio, di nasconderli immediatamente "because of the rascals".
L'albergo prenotato dal capogruppo ci ha subito mandato il suo pulmino, su cui siamo saliti in fretta e furia, con l'autista e l'aiutante che quasi lanciavano dentro i bagagli per fare in fretta.
Nell'hotel abbiamo trovato alte cancellate e un'imponente security.
Questo, purtroppo, è il primo impatto che si ha con il paese ed è comunque una situazione comune a quasi tutte le città della PNG che abbiamo visitato, ad eccezione di Goroka e Alotau.
La fama di Moresby è certamente meritata, le cancellate e le guardie non sono lì senza un motivo.
Tuttavia non bisogna nemmeno essere paranoici: la città non è una meta imperdibile, ma chi si trova costretto, come noi, a sostarvi per una mezza giornata tra un volo e l'altro, può visitare il Giardino Botanico, il Parlamento, il Museo o i negozi che raccolgono artigianato e arte provenienti da tutte le provincie del paese.
Il taxista che ci ha scorrazzato per alcune ore nel centro, comunque, ci faceva chiudere con il fermo di sicurezza le portiere, sia mentre eravamo in sosta sia mentre andavamo!
A noi non è successo nulla, nè a Moresby nè nel resto del paese, ma abbiamo sempre rispettato alcune semplici regole: ascoltare i consigli dei locali (anche i più paranoici), restare sempre in gruppo, camminare il meno possibile per strada, girare di giorno, ingaggiare persone del luogo per accompagnarci negli spostamenti e non tirare mai fuori mazzette di soldi in mezzo alla strada o a luoghi affollati.
IL SEPIK
Wewak è il punto di partenza per le escursioni nella zona del fiume Sepik e nell'isola corallina di Mushu.
La cittadina è piccola, ma c'è un supermercato, una banca, una libreria.
Il Windjammer Beach Resort, che dispone di stanze abbastanza squallide e di un discreto ristorante, sembra quasi un paradiso di comodità dopo una settimana passata in tenda nei villaggi del Sepik.
Il Windjammer è anche il luogo in cui è possibile contattare per lettera o fax Steven Buku, l'ottima guida con cui abbiamo visitato la zona del Blackwater, un tributario del Sepik.
Steven è originario di Yenchemangua, il villaggio in cui abbiamo pernottato, conosce perfettamente la zona ed è affidabile.
Il Middle Sepik è una vasta area, in cui si trovano diversi piccoli villaggi.
E' uno dei luoghi della PNG che attira più viaggiatori, anche se è assai improbabile incontrare altri "bianchi" mentre si visita un villaggio o si naviga sul fiume o sui suoi tributari.
Da Wewak abbiamo raggiunto Pagwi in camion, un viaggio di cinque ore decisamente scomodo.
Da Pagwi abbiamo proseguito in canoa nel Blackwater, dormendo nei villaggi e mangiando scatolette e riso che ci eravamo portati dietro e frutta comprata sul posto. Non esistono strade o alberghi.
Ci si sposta con le canoe a motore e si dorme in tenda. La sera, quando si tornava stanchi, sporchi e sudati, era bellissimo buttarsi nelle acque scure del fiume e farsi un bagno, sotto gli occhi divertiti di tutto il villaggio.
Il paesaggio del Blackwater è abbastanza monotono: canali, paludi, canneti, qualche collina coperta dalla foresta pluviale, qualche piccolo lago.
Ci sono quantità incredibili di aironi e cormorani e verso il tramonto il cielo è attraversato da numerosi stormi di uccelli.
La vita nei villaggi è quanto di più diverso e lontano dal nostro modo di vivere si possa immaginare.
La gente vive di pesca, di ciò che si può raccogliere nella giungla, del sago (un pane gommoso fatto con il cuore di palma), della vendita delle sculture in legno. L'ospedale più vicino è a Pagwi, almeno due o tre giorni di viaggio pagaiando in canoa.
Steven Buku ci ha detto che "la gente dei villaggi non coltiva niente, perchè è troppo stupida per farlo".
Questa frase appare un po' razzista, ma la dice lunga sull'abisso che si crea tra chi, come Steven, riesce a crearsi un'attività in città (nel commercio o nel turismo) e chi continua a vivere la vita dura dei villaggi.
Al centro di ogni villaggio si trova la Haus Tambaran o Casa degli Spiriti, il regno dei big men, il luogo in cui avvengono i riti di iniziazione e le cerimonie religiose. Le donne non sono ammesse, ma le turiste sì, forse perchè considerate una razza a parte.
In alcuni villaggi c'è la chiesetta fondata da missionari cristiani, che lì tengono le loro prediche infervorate, accompagnato da cori gospel.
L'invasione dei missionari, soprattutto lungo la costa della PNG, ha inevitabilmente influenzato i costumi locali, per lo meno nell'abbigliamento. Le donne partecipano ai singsing addobbate con collane di conchiglie, foglie di palma e piume degli uccelli del paradiso, se sono convertite indossano anche un reggiseno sdrucito per nascondere il seno.
I singsing vengono organizzati anche per i turisti.
Non è facile perciò capire quanto fa parte della tradizione e quanto è stato inventato per accontentare le aspettative degli occidentali.
Sono comunque divertenti e l'incredibile mix di piume, decorazioni, trucco, canti e tamburi è emozionante e coinvolgente.
I sei giorni passati nel Blackwater mi hanno entusiasmato, mi hanno regalato tante emozioni e bellissimi ricordi.
L'unico prezzo da pagare: un caldo insopportabile e le zanzare, la cui quantità e voracità sono impossibili da descrivere.
Una bella escursione da Wewak è Mushu Island, un'isola corallina che si raggiunge in 45 minuti di barca.
Sull'isola c'è una Guest House molto molto spartana, ma con davanti una piccola spiaggia e la barriera corallina a pochi metri.
Ci si può trascorrere una giornata o due, facendo attenzione alle fastidiose pulci della sabbia che abitano anche nei materassi della guest house.
MOUNT HAGEN
Mount Hagen è la capitale delle Western Highlands.
E' una città abbastanza grande, con banche, supermercati, ospedale e alberghi.
Non ha nessuna attrattiva e il tasso di criminalità è molto alto.
Ogni anno, però, verso il 20 di agosto ha la capacità di attirare qualche centinaio di turisti tra Europei, Australiani e Americani (per la PNG è un numero notevole), grazie al Mt Hagen Show.
Lo scopo dello Show è di mantenere vive le tradizioni delle Highlands.
Pagando il biglietto di 2 kina (circa 1500 lire) si entra nell'ampia area recintata, che comprende la zona dove i gruppi si preparano, gli stand con cibarie e beveraggi, i giochi tipici delle fiere e lo show ground (il campo di football).
La maggior parte del pubblico è composta da centinaia di locali e gente dei villaggi vicini.
I due o trecento turisti, bianchi ovviamente, presenti allo show preferiscono pagare un supplemento di 30 kina (20 000 lire circa) e rifugiarsi all'interno di un'area recintata adiacente allo show ground, una specie di oasi che li protegge dalle decine di borseggiatori, che si aggirano famelici tra il pubblico alla ricerca del solito pollo.
I gruppi arrivano da vari villaggi delle Highlands già il giorno prima.
La mattina cominciano a prepararsi prestissimo e questo è di per sè uno spettacolo.
Tutti si mettono volentieri in posa e attendono con santa pazienza che il turista di turno metta a fuoco e scatti.
Lentamente, guidati dal maestro di cerimonia, i gruppi entrano nello showground uno alla volta, cantando e accompagnandosi con tamburi, flauti e sonagli.
La quantità di piume è incredibile, i colori sono fantastici ed è impossibile non scattare rullino dopo rullino.
Insomma, uno spettacolo indimenticabile.
GOROKA
Goroka si trova a 1600 m di altitudine, non c'è l'umidità fastidiosa della costa e le zanzare sono più sopportabili.
E' una città tranquilla, si può passeggiare senza problemi nel mercato e tra le vie del centro.
Ci sono banche, supermercati, guest house e un bel teatro, in cui si tengono spettacoli folkloristici.
Da Goroka è possibile fare alcuni trekking nelle Eastern Highlands e si possono visitare i villaggi dei famosissimi Asaro mud men: sembra che il loro strano travestimento venisse usato in passato per spaventare i nemici.
Oggi i mud men si esibiscono per i turisti e la cosa sta decisamente acquistando un carattere squallido e commerciale.
Goroka è famosa anche per il caffè.
Il clima favorisce la coltivazione di questa pianta e ovunque ci sono torrefazioni e piantagioni. In periferia i raccoglitori si fermano a pesare e a vendere i sacchi pieni di chicchi.
Tutta l'economia della zona si basa sulla raccolta e sulla produzione del Goroka Coffee.
ALOTAU
Alotau è una pigra cittadina, isolata dal resto della PNG e molto più legata, sia dal punto di vista delle comunicazioni che da quello culturale, alle numerose isole che la circondano.
Non ci sono strade che la colleghino a Moresby, gli unici mezzi per raggiungerla sono l'aereo o la barca.
Tutta la vita si svolge sul "lungomare" che va dal porto al mercato.
Ogni tanto per qualche ora attracca una nave da crociera australiana, oppure arriva un gruppo di turisti giapponesi, in pellegrinaggio nei luoghi dove morirono o combatterono i loro nonni o i loro genitori durante la Seconda Guerra Mondiale.
Non c'è un granchè da fare ad Alotau.
Si può noleggiare un'auto per un'escursione di una giornata all'East Cape, estremo punto orientale della PNG; oppure noleggiare una banana boat e andare a Samarai Island, antica capitale del periodo coloniale.
L'attrattiva maggiore della Milne Bay è piuttosto rappresentata dalla miriade di isolette coralline tra Samarai Is. e Basilaki Is., oppure si può tentare di raggiungere le D'Entrecastaux o addirittura le più lontane Trobriand (magari in aereo).
Tutte queste isole offrono eccezionali possibilità per il diving, lo snorkeling o semplicemente per fare vita di mare.
Basta accontentarsi degli alloggi, che si raggruppano in due categorie: guest house estremamente spartane (praticamente capanne) o la tenda.
Per quanto riguarda le isolette tra Samarai e Basilaki, c'è solo una parola per definirle: incontaminate.
Sono un vero Paradiso terrestre e quanto di più lontano ci sia dall'idea di luogo turistico (alla Phuket, per intenderci) che si possa immaginare.
Anche le Maldive al confronto impallidiscono.
L'unico modo per girarle è, ovviamente, la barca, perchè la maggior parte delle isole è disabitata e, a parte Samarai, non ci sono strutture di alcun tipo.
Anche le barche, però, scarseggiano.
Se si è fortunati si può riuscire a imbarcarsi su una goletta o un cabinato che hanno buttato l'ancora nel porto di Alotau e che si offrono per minicrociere, ma bisogna essere disposti a pagare cifre astronomiche (anche 200 dollari australiani al giorno a testa).
ARTE PRIMITIVA
L'isolamento in cui si sono sviluppate le comunità in PNG ha fatto sì che ogni zona, ogni villaggio abbia rielaborato i temi principali, cioè la religione e la vita quotidiana, in un'incredibile varietà di forme e materiali.
Le maschere sono gli oggetti più diffusi. Rappresentano spiriti e antenati e di villaggio in villaggio si differenziano per disegno, colori e dimensioni.
Le storyboard sono tavole intagliate su legno di palma grandi circa un metro e mezzo di larghezza. Provengono dai villaggi sul Keram River e rappresentano scene ed elementi della vita quotidiana.
Questi sono solo pochi esempi della grande varietà di oggetti che si possono trovare in PNG: gli hand-drum, i tamburi più diffusi e utilizzati nei sing sing; gli yipwon, sculture scacciaspiriti e scacciamalattie tipiche del Blackwater; i bilum, le borse fatte a mano che le donne portano nei mercati; gli sgabelli; le sculture di animali marini, intagliate nelle Trobriand; la tapa, una carta fatta con il sago. Ci sono anche i totem, i tavolini, le collane di conchiglie, le decorazioni con le piume degli uccelli del paradiso, i cesti e tanti altri oggetti ancora. Penso di non aver visto mai in nessun altro paese una varietà di arte primitiva pari a quella della Papua.
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