Nel dicembre del 2001 visitai per la prima volta l’Etiopia, viaggiando fino ad Harar e nella zona dell’Omo River. Mi ero ripromessa di tornare per visitare la parta storica, ma come spesso accade il tempo è scivolato via e sono passati 18 anni prima che mi decidessi di tornare e “completare” il giro.
Tra dicembre e gennaio il tempo è ottimo per viaggiare, caldo secco di giorno, fresco la notte. I turisti sono pochissimi, si incontrano più nei negozi di souvenir di Addis Abeba che nei siti archeologici. Alcune strade sono orrende, in particolare quella da Ualdia a Lalibela, ma la situazione sta migliorando, in particolare al nord. Il nostro autista ha ampiamente dimostrato che, andando piano piano, si può superare qualsiasi buca della strada.
Al centro si questo viaggio ci sono gli innumerevoli monasteri del Tigrai e del Lago Tana e le chiese monolitiche di Lalibela. I panorami sono maestosi e toccano l’apice massimo nel trekking sui monti Siemen. La gente, che si incontra ovunque, lungo la strada e negli affollati mercati, è gentile e amichevole.
La cucina è caratterizzata dalla carne, dall’enjera e da un uso smodato di berberè e peperoncino. Per fortuna non mancano i “comfort food”, come gli spaghetti al pomodoro e la pizza margherita.